L’energia nucleare scaturisce dal bombardamento dell’uranio con neutroni: il nucleo dell’uranio si divide in due nuclei più piccoli (tramite un processo di “fissione nucleare”), il che di per sé genera energia; a loro volta, altri neutroni continueranno a far dividere i nuclei di uranio (dando luogo alla “reazione a catena” nucleare). Durante questo processo, viene emessa radioattività ad alta intensità: gli oggetti e i metalli esposti alle radiazioni diventano essi stessi radioattivi (ossia “scorie radioattive”).
I principali pregi di tale forma d’energia sono:
1) comprovata è la SCARSITÀ E LIMITATEZZA DELL’URANIO in natura. Questo elemento è destinato ad estinguersi. Non esistono stime ufficiali sull’estrazione annuale di uranio (dati tutti coperti dal segreto militare o di Stato) ma, secondo un rapporto dell’ “Energy Watch Group” (istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti), non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, cioè entro il 2050 (come del resto l’oro, il platino o il rame). E’ ragionevole elaborare piani energetici per il futuro sulla base di una materia prima “senza futuro”?!
2) insoluto è il problema dello STOCCAGGIO DELLE SCORIE NUCLEARI. Nessun paese al mondo è giunto a una soluzione definitiva di stoccaggio. Le scorie andranno conservate per migliaia di anni (fin quando non decadrà il loro livello di radioattività). Al momento, la scienza non è in grado:
Come possiamo pensare al nucleare oggi quando, per il nostro Paese, è ancora irrisolto il problema dello stoccaggio dei “rifiuti” delle centrali degli anni ‘60?!
3) “ineliminabili” sono i RISCHI D’INCIDENTE NUCLEARE. E’ vero che ogni attività umana comporta dei rischi per l’uomo, più o meno marcati. Ma ci rendiamo conto che l’attività nucleare non è una attività come qualunque altra e che le conseguenze di eventuali incidenti sarebbero disastrose per l’intera Umanità (o gran parte di essa)?!
Anche se tali rischi sarebbero ridotti dalla costruzione di centrali di terza-quarta generazione, il rischio (anche se minore statisticamente) permane lo stesso! Nonostante la disinformazione comune, infatti, “non esiste” un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie: esiste solo un nucleare più innovativo! Secondo il premio nobel italiano per la fisica, Carlo Rubbia, vi è un “calcolo delle probabilità” per cui “ogni cento anni un incidente nucleare è possibile”. Rischio che statisticamente aumenta con l’aumentare del numero delle centrali! Se da un lato le nuove centrali di ultima generazione garantiscono un livello di sicurezza elevato, dall’altro non si può fare a meno di pensare che anche la centrale di Chernobyl era stata considerata sicura a suo tempo! Come se non bastasse, una inchiesta del quotidiano britannico “The Independent” ha denunciato come, in caso di incidente, le centrali nucleari di nuova generazione sarebbero più pericolose dei vecchi impianti che dovrebbero sostituire! I nuovi reattori che verranno costruiti in Gran Bretagna (ma anche in Italia, dopo l’accordo siglato tra Berlusconi e Sarkozy), secondo alcuni documenti di natura industriale che provengono dalla azienda francese Edf (la stessa che ha appena sottoscritto un accordo con Enel):
L’Anpa (l’Agenzia nazionale per la protezione ambientale) considera le stesse come se fossero praticamente nel territorio italiano ai fini delle conseguenze di un incidente! Sebbene protette dalla barriera alpina, le nostre regioni confinanti con le centrali elencate subirebbero ugualmente l’impatto di un’eventuale nube di particelle radioattive liberata. A seconda della quantità del materiale liberato e della direzione dei venti, le aree coinvolte potrebbero estendersi ben sotto la fascia settentrionale del nostro Paese.
Tutto questo è vero. Ma ha senso pensare che ciò sia una valida ragione per costruire nuove centrali anche in suolo italiano, così aumentando statisticamente il rischio che in Europa si verifichi un incidente nucleare?!
4) enormi sono i COSTI DI COSTRUZIONE E DI GESTIONE DELLE CENTRALI NUCLEARI. Da circa 15 anni nessun paese occidentale (salvo la Finlandia) ha messo in cantiere nuove centrali nucleari: l’ultimo reattore nucleare costruito nella nazione più nuclearizzata al mondo (gli USA) risale al 1979 (trent’anni fa!). Questo per un semplice motivo: l’energia nucleare è “anti-economica”, poiché elevatissimi sono i costi:
5) problematica è la LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI NUCLEARI. Ricordando le recenti proteste:
6) lunghi sono i TEMPI DI COSTRUZIONE DI UNA CENTRALE NUCLEARE. Per costruire un nuovo reattore nucleare occorrono circa 10 anni di lavoro. Le quattro centrali nucleari italiane progettate entreranno in funzione solo nel 2020. Se consideriamo:
7) esorbitanti sono le QUANTITÀ D’ACQUA NECESSARIE AL FUNZIONAMENTO DI UNA CENTRALE. Considerando come l’acqua è destinata a diventare un bene sempre più scarso e prezioso negli anni a venire, è opportuno vincolare ingenti risorse idriche nazionali per l’uso di quattro centrali nucleari?
8) infine, ineludibile è il RISCHIO DELL’UTILIZZO (in un futuro più o meno prossimo) DELL’ENERGIA NUCLEARE CIVILE ANCHE A FINI BELLICI (per la produzione di armi nucleari).
Lo stretto legame tecnologico tra la produzione civile di energia nucleare e l’industria bellica, infatti, è innegabile. Perché, dal 2004, i paesi occidentali esercitano grande pressione sull’Iran per impedire la costruzione di una semplice centrale nucleare civile? Proprio per il timore che questi impianti siano utilizzati anche per finalità belliche!
Nel deserto del Nevada è stato costruito (in soli 18 mesi!) un impianto per la produzione di energia solare costato solo 200 milioni di dollari e che produce 64 megawatt di energia. Con 20 impianti di questo genere si produrrebbe un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un giga watt! Ed i costi di tali impianti (oggi ancora elevati) si ridurrebbero considerevolmente se ne venissero costruiti in gran quantità.
Secondo il fisico Carlo Rubbia, un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato (un’area equivalente appena allo 0,1% delle zone desertiche del “sun-belt” o Europa Meridionale), potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta!
Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia (producendo un’energia equivalente a quella di 15 centrali nucleari da un giga watt) basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma!
Prima ancora che una centrale nucleare produca la prima energia in Italia (occorreranno almeno 10 anni), se si investisse fin d’ora concretamente nel settore delle energie rinnovabili (ancora ai primordi …) si potrebbero realizzare risultati stupefacenti!
Un vero piano energetico nazionale lungimirante dovrebbe investire tutto su tre obiettivi primari:
Perché la politica è ancora così miopiamente legata a stereotipi vecchi? Perché tanta reticenza ad investire su un “altro futuro energetico” possibile?! La risposta più plausibile, rendiamoci conto, non può che essere una: “il sole non è soggetto ai monopoli, e non paga la bolletta …” (C. Rubbia).
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Gaspare Serra
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